VATICAN CITY (VATICAN CITY)
La Stampa [Turin, Italy]
February 21, 2024
By Domenico Agasso
Due ex componenti della Comunità Ignazio di Loyola: “Noi molestate psichicamente, fisicamente e sessualmente”. La Santa Sede: prosegue l’indagine della Dottrina della Fede, allo studio la documentazione
CITTÀ DEL VATICANO. La Santa Sede assicura che sta proseguendo l’indagine della Dottrina della Fede sul caso del celebre prete mosaicista accusato di molestie psicologiche e sessuali da alcune religiose maggiorenni. Nel frattempo, vengono allo scoperto per la prima volta due presunte vittime del gesuita Marko Rupnik, teologo e artista di fama mondiale, dimesso nel giugno 2023 dalla Compagnia di Gesù. Si tratta di Gloria Branciani e Mirjam Kovac, ex componenti della Comunità Ignazio di Loyola. «Ci siamo conosciute in comunità – spiega in una conferenza stampa Mirjam con al fianco Gloria – eravamo tutte ragazze giovani, piene di ideali ma proprio questi ideali insieme alle nostra formazione all’obbedienza sono stati sfruttati per abusi di vario genere: di coscienza, di potere, spirituali, psichici, fisici e spesso anche sessuali. Ci siamo trovate davanti a un muro di gomma, che il muro si sgretoli».
Le vittime venute allo scoperto sono due ex suore, una italiana e l’altra slovena. Gloria, classe 1964, italiana, narra il suo percorso e le sue sofferenze, fin dai tempi in cui giovane studentessa di Medicina a Roma conobbe Rupnik, che era già considerato un padre spirituale di riferimento. «All’inizio mi sono sentita disorientata, confusa perchè Rupnik è entrato nel mio mondo spirituale deformando anche la mia relazione con il Signore, è entrato con l’autorità del padre spirituale, del confessore e anche come garante del carisma della nascente comunità. Oggi ho capito che l’abuso di coscienza permette tutti gli altri abusi attraverso la manipolazione del proprio mondo spirituale. Rupnik è entrato nella mia psiche». È una vicenda di abusi, scandisce, ma soprattutto «un vero abuso di coscienza», in cui dominavano «manipolazione e plagio; Rupnik è in grado di manipolare molte persone attorno a sé creando una rete di contesto molto ampia, era un contesto abusante. Sento che è un dovere etico e morale riscrivere la mia storia. Ero molto ingenua in quel periodo», afferma la donna, all’epoca 21enne. Gloria descrive «abusi psicologici, fisici che diventavano sempre più violenti. A un certo punto Rupnik mi disse che il nostro rapporto era nella Trinità: iniziarono rapporti a tre con un’altra consorella. Poi Rupnik mi spinse a rapporti pornografici costringendomi ad andare anche in cinema porno. Ho desiderato morire». Se ne andò dalla Comunità di Loyola nel 1993: «Non volevo più sentire il dolore e il senso di perdita della mia identità», dice denunciando «l’omertà della fondatrice della Comunità che copriva tutto per non perdere i suoi interessi». Gloria svela poi di essersi «perdonata» e di avere «perdonato padre Rupnik da tempo». Ora chiede «verità e giustizia, senza rivalsa personale; e che si rompa questo silenzio assordante. Non accetto che in certi ambienti siamo definite donnicciole infatuate di Rupnik. C’è bisogno del riconoscimento del male che ho subito io e altre venti delle 41 consorelle».
Oggi «abbiamo raccontato la nostra storia, il nostro desiderio» è la chiarezza, «che venga riconosciuta la verità, il torto che abbiamo subito, che ci sia data anche una visibilità perché noi siamo tante ma ci chiedono il silenzio, di scomparire in qualche modo, ci discreditano e non è più accettabile». Gloria ha risposto a una specifica domanda su che cosa voglia dire a papa Francesco proprio oggi, giorno del quinto anniversario del summit sugli abusi sui minori indetto dallo stesso Pontefice in Vaticano. Secondo le due ex suore che sono venute oggi allo scoperto, sono circa una ventina le religiose abusate all’interno della Comunità negli anni, su un totale di una quarantina di membri.
«Gloria ha concluso il suo intervento parlando di verità, se noi vogliamo davvero affrontare questa vicenda non dobbiamo nascondere niente e dimenticare niente, abbiamo già dimenticato le vittime, quando se ne è parlato con forme di vittimizzazione secondaria». Lo afferma l’avvocato delle due ex suore, Laura Sgrò, che parla di Rupnik sotto tre profili: «Adesso è un sacerdote diocesano, fino al giugno 2023 è stato un gesuita; secondo, è un artista di fama mondiale e terzo è anche un imprenditore, lo dice il registro delle imprese». Gloria «racconta di essere stata abusata dal suo padre spirituale, questa è una forma di incesto: il mio padre spirituale a cui mi affido come tramite verso Dio e lui mi abusa è un incesto». Sgrò ha anche menzionato gli «oltre 200 luoghi nel mondo che presentano i mosaici di Rupnik» tra cui i santuari di Fatima, di Częstochowa, ma persino la cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Alla conferenza stampa era presente anche la co-Direttrice di Bishoaccountability.org, Anne Barret, che, foto alla mano, ha paragonato Rupnik alle figure di Marcial Maciel Degollado e Thodore McCarrick, due alti prelati abusatori coperti per anni dalle gerarchie ecclesiastiche.
Ricorda Vatican News: «All’ex Sant’Uffizio il Papa aveva affidato il 27 ottobre dello scorso anno il compito di esaminare il caso, dopo aver deciso di “derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo”. Una decisione presa a seguito delle segnalazioni inviate nel mese di settembre dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori al Papa su “gravi problemi” nella gestione del caso Rupnik e “la mancanza di vicinanza alle vittime”».
L’avvocato assicura che le due ex religiose «andranno a deporre davanti al Dicastero per la Dottrina della Fede. Chiederò l’introduzione nel procedimento che c’è di fronte al Dicastero per la Dottrina della Fede, ma anticipo che stiamo valutando anche altri percorsi – spiega – tenendo in considerazione la prescrizione». Poiché «la prescrizione è stata tolta dal Santo Padre nel foro canonico» questo «lascia spiragli di azione. Per le violenze sulle suore non esiste censimento», sottolinea Sgrò che, perciò, lancia un appello: le vittime «non devono perdere la fiducia nella giustizia, non devono perdere la speranza di trovare la verità». E «non devono limitarsi ad andare a chiedere aiuto al vescovo o alla madre superiora. Devono andare a denunciare alle autorità dello Stato. Andate dai carabinieri. Andate alla polizia. Andate da un avvocato, andate dalle procure» perché «chi fa quello che hanno fatto a Gloria deve andare in carcere. Ci deve andare. Quindi dovete avere il coraggio di denunciare. Bisogna squarciare assolutamente questo velo».
Dichiara la Sala stampa della Santa Sede: «Negli scorsi mesi, a seguito dell’incarico ricevuto dal Papa a fine ottobre, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha contattato le istituzioni coinvolte a diverso titolo nella vicenda per riceverne tutte le informazioni disponibili relative al caso. Dopo avere allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare».