Papa
Francesco anticipa la legge: cacciato prete pedofilo prima
della sentenza
Il Fatto Quotidiano February 19, 2014
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Sessuali, Cei, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco,
Pedofilia. |
[Summary: Pope Francis is continuing the fight against
pedophilia in the church. Only a week ago the UN Committee on
the Rights of the Child accused the Vatican of allowing priests
to abuse tens of thousands of children. However, the Holy See
has defrocked a priest accused of pedophilia without waiting
final judgment of the Italian state. Don Marco Mangiacasale of
the Como diocese was accused to abusing four underage girls.]
Con Papa Francesco prosegue la lotta alla pedofilia
ecclesiale. A dispetto di quanto affermato, soltanto una
settimana fa, dal Comitato Onu sui diritti
dell’infanzia che ha accusato il Vaticano
di aver permesso decine di migliaia di abusi su minori, la
Santa Sede ha ridotto allo stato laicale un sacerdote accusato
di pedofilia senza attendere la sentenza definitiva dello Stato
italiano. Si tratta di don Marco Mangiacasale,
sacerdote della diocesi di Como già
condannato nei primi due gradi del processo penale a tre anni,
cinque mesi e venti giorni di carcere per abusi
sessuali su quattro ragazze minorenni. L’ex parroco e poi
economo della parrocchia di San Giuliano, con
una sentenza firmata dal prefetto per la Congregazione della
dottrina della fede e prossimo cardinale, Gerhard
Ludwig Müller, lo scorso 13 dicembre è stato,
infatti, ridotto allo stato laicale. Un provvedimento che si
ricollega al lavoro svolto da Benedetto XVI che, tra il
2011 e il 2012, ha “spretato” quattrocento
sacerdoti accusati di pedofilia.
Don Marco Mangiacasale è il primo sacerdote
italiano a essere ridotto allo stato laicale dopo
l’elezione di Papa Francesco, undici mesi fa. Müller
ha dato facoltà al vescovo della diocesi di Como, Diego
Coletti, di divulgare la notizia. Il 30 gennaio, monsignor
Coletti ha convocato nel suo ufficio le famiglie delle vittime
degli abusi di don Marco e ha dato lettura del provvedimento
dell’ex Sant’Uffizio. “Don
Marco Mangiacasale – si legge nel documento vaticano
– è stato ridotto allo stato
laicale, non potrà fare l’educatore nelle scuole
cattoliche né partecipare in ogni modo a gruppi o
organizzazioni dove siano presenti dei giovani”. Ma il vescovo
di Como si è opposto alla richiesta dei familiari di
divulgare la notizia all’intera comunità
parrocchiale dove ha svolto il suo ministero don Marco prime
delle condanne penali in primo e secondo grado.
Intanto il sacerdote, in attesa della sentenza definitiva della
Cassazione, ha già scontato due mesi di
isolamento nel carcere del Bassone, a Como, e
ora si trova nella casa della sorella, dopo aver risarcito le
famiglie come disposto dalla giustizia civile italiana. La vicenda di don Marco Mangiacasale arriva
alla vigilia della pubblicazione delle Linee guida per
i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di
chierici approvate dalla sessione invernale del Consiglio
episcopale permanente della Cei
. Il documento rischia però ora una seconda bocciatura
del Vaticano dopo che nella sua prima versione,
redatta due anni fa, era stato già respinto dal prefetto
dell’ex Sant’Uffizio Müller perché
affermava che “nell’ordinamento italiano il vescovo,
non rivestendo la qualifica di pubblico
ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di
denunciare all’autorità giudiziaria statuale le
notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti
illeciti oggetto delle presenti linee guida
”.
Un’affermazione che, stando alle indiscrezioni che
emergono dai vertici della Cei e anche da
quanto affermato pubblicamente dal segretario generale della
Chiesa italiana, monsignor Nunzio Galantino,
dovrebbe essere contenuta anche nella seconda versione
sottoposta ora al vaglio della Congregazione per la dottrina
della fede. Sulla questione l’ex Sant’Uffizio, sotto
il pontificato di Benedetto XVI, era stato chiarissimo:
“Va sempre dato seguito alle disposizioni
della legge civile per quanto riguarda il deferimento di
crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il
foro interno sacramentale, deve essere intesa in linea con
quanto previsto dal diritto italiano”.
Sempre nel documento vaticano, infatti, si legge:
“L’abuso sessuale di minori non
è solo un delitto canonico, ma anche un crimine
perseguito dall’autorità civile”. La
riduzione allo stato laicale di don Marco Mangiacasale è
la prova che anche con Papa Francesco la politica vaticana della
lotta alla pedofilia non cambia.
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