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  Resto Idealmente E Moralmente Dove Sono Sempre Stato

Avvenire
September 3, 2009

http://www.avvenire.it/Cronaca/boffo+dimissioni_200909031239587930000.htm

Sua Eminenza Reverendissima

Cardinale Angelo Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Sua Sede

Eminenza Reverendissima, da sette giorni la mia persona e al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volonta dissacratoria che non immaginavo potesse esistere.

L’attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che e stato sferrato contro di me dal quotidiano «Il Giornale» guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da «Libero» e dal «Tempo», non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si e mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avra domani.

Qualcuno, un giorno, dovra pur spiegare perche ad un quotidiano – «Avvenire» – che ha fatto dell’autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l’atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che e loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall’onorevole Berlusconi, dovra spiegare – dicevo ? perche a un libero cronista, e stato riservato questo inaudito trattamento.

E domando: se si fa cosi con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile ? nella dialettica del giudizio ? collaborativi, quale futuro di liberta e di responsabilita ci potra mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il “pro” e “contro” di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che «Avvenire» ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparira ancora piu chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico.

Grazie a Dio, nonostante le polemiche, e per l’onesta intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si e chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verita affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin dall’inizio si era trattato d’altro. Questa risultanza e cio che mi da piu pace, il resto verra, io non ho alcun dubbio.

E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera e lungi dall’attenuarsi e che la pervicace volonta del sopraffattore e di darsi ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico lunedi sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva incredibilmente affermato che l’aggredito era proprio il direttore del «Giornale», e tutto questo per chiamare a raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si vuole ad oltranza.

E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c’entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io ––ancora – che c’entro? Perche devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra di questa mia piccola vicenda? E perche, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perche sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora diro che se uno sbaglio ho fatto, e stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato «bagatellare», travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della piu disinvolta immoralita.

Feltri non si illuda, c’e gia dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l’operazione e presto diventata qualcosa di piu articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece che non potro mai dimenticare, nella mia vita, la coralita con cui la Chiesa e scesa in campo per difendermi: mai – devo dire ? ho sentito venir meno la fiducia dei miei Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non puo gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente bersagliata.

Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente dalla direzione di «Avvenire», «Tv2000» e «Radio Inblu», con effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre piu attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi piu seri e piu incombenti e piu invasivi che le scaramucce di un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente si disaffeziona ai giornali: cos’altro dovrebbe fare, premiarci? So bene che qualcuno, piu impudico di sempre, dira che scappo, ma io in realta resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si registrera potra turbarmi o sviare il senso di questa decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In questo gesto – in se mitissimo – delle dimissioni e compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di ribellione: ora basta.

In questi giorni ho sentito come mai la fraternita di tante persone, diventate ad una ad una a me care, e le ringrazio della solidarieta che mi hanno gratuitamente donato, e che mi e stata preziosa come l’ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si preoccupano anche del benessere spirituale del «loro» direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni, mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e Le assicuro che sono l’eredita piu preziosa che porto con me.

Ringrazio sine fine le mie redazioni, in particolare quella di «Avvenire» per il bene che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di spontanea corale intensa magnifica solidarieta mi ha espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili giorni. Non li dimentichero. La stessa gratitudine la devo al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi che «Avvenire» ha raggiunto li si deve ad una straordinaria sinergia che puntualmente, ogni mattina, e scattata tra tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando scopriranno che essa e la condizione perche le ostilita si plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la pena.

Eminenza, a me, umile uomo di provincia, e capitato di fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben 15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: e stata l’avventura intellettuale e spirituale piu esaltante che mi potesse capitare. Un dono strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale, proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi e stato consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale laico secondo l’insegnamento del Concilio, esattamente come avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.La Chiesa mia madre potra sempre in futuro contare sul mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in occasione del cambio di direzione al quotidiano «Il Giornale», scriveva Giampaolo Pansa: «Dalla carta stampata colera il sangue e anche qualcosa di piu immondo.

E mi chiedo se tutto questo servira a migliorare la credibilita del giornalismo italiano. La mia risposta e netta: no. Servira soltanto a rendere piu infernale la bolgia che stiamo vivendo». Alla lettura di queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi giornalisti ci dessimo un po’ meno arie e imparassimo ad essere un po’ piu veri secondo una misura meno meschina dell’umano.

L’abbraccio, con l’ossequio piu affettuoso.

 
 

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