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Che don Giovanni ... By Riccardo Bastianello Il Gazzettino October 16, 2007 http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Padova&Codice=3542448&Data=2007-10-16&Pagina=ABANO%20ESTE%20MONTAGNANA Everyone knew the Rev. Giovanni Brusegan would not have an easy life. But nobody would have guessed that beyond the finger pointing against the bishop's delegate was Rev. Sante Sguotti himself. "Rev. Giovanni can never be found," explained the rebel priest. "I was expecting that he would be more available but that's not the case. He arrives, says Mass and then disappears. For that, when I wrote the calendar for the celebrations I have listed a great number of them so that he'll be forced to be present as much as possible," Rev. Sguotti said. "Those who accused me," he continued, "said that I hadn't any time to spend for my parish and now they accept Rev. Giovanni who is always busy and can't look after the parish well," he said. "Yes, he was a good candidate to be regent parish priest of Monterosso but he is, however, often absent. And besides that his behavior is too much judgmental," the priest added. It wasn't enough a lot of letters of solidarity were sent to the rebel priest saying "remain with us," "don't go," "you were much better." But even if there was a removal decree, a pledge of obedience to the bishop, the so-called moving to Lovertino, Rev. Sante remains at Monterosso and continuing to use the parish office, the community center and courageous attempts to co-celebrate Masses. Rebellion? Self-inflected wounds? It's soon to say. It is sure, however, that a certain bent for martyrdom was shown by Rev. Sante during the last intervention at Buona Domenica. It was 25 minutes live in which the former parish priest of Monterosso was first massacred by Alessandra Mussolini, then attacked by the guests and finally booed by the public. "I lost seven to one," he commented. "I was only applauded once, perhaps out of compassion. But it's difficult to give intelligent answers to stupid questions. I accepted that as I was in a gym. It's like when one trains for karate to be able to defend oneself in case of attack," he said. Che don Giovanni Brusegan non avrebbe avuto vita facile lo intuivano tutti. Ma che a puntare il dito contro il delegato vescovile fosse, assieme ai parrocchiani, anche lo stesso don Sante Sguotti va oltre ogni previsione. "Don Giovanni non si vede mai - ha spiegato il parroco ribelle - mi sarei aspettato che fosse piu presente ma niente: arriva, celebra la messa e poi scompare. Per questo quando ho fatto il calendario delle celebrazioni ne ho messe piu possibile, cosi almeno sarà piu presente nella parrocchia". "Chi mi accusava - ha poi continuato - diceva che non avevo tempo per stare dietro alla mia parrocchia e adesso mandano don Giovanni che ha mille impegni e non segue bene la parrocchia. Per carità era il miglior candidato a reggere Monterosso, ma è comunque poco presente, e inoltre in lui c'è un atteggiamento troppo giudicante". E come non bastasse sono arrivate al parroco ribelle anche decine di manifestazioni di solidarietà. "Resta con noi", "non andartene", "eri meglio tu" le frasi che piu volte sono state rivolte al parroco in questi giorni. Ma in barba a tutto, in barba al decreto di rimozione, all'obbedienza promessa al vescovo, al trasloco (finto?) a Lovertino don Sante resta a Monterosso. Resta a Monterosso e continua ad utilizzare l'ufficio della parrocchia, i luoghi della comunità e tenterà fino allo stremo di concelebrare le messe. Ribellione? Autolesionismo? Ancora presto per dirlo. Certo è che la dimostrazione di una certa propensione al "martirio" don Sante l'ha data durante l'ultima puntata a Buona Domenica. Venticinque minuti di diretta in cui il parroco di Monterosso è stato letteralmente massacrato da Alessandra Mussolini in primis, dagli interventi degli ospiti allo show e dalle urla e dai fischi del pubblico. "Ho perso sette a uno - ha commentato don Sante - ho strappato solo un applauso, e per compassione. Ma è difficile dare risposte intelligenti a domande stupide. L'ho preso come una palestra, è come quando uno va a fare karate per essere pronto a difendersi se sarà mai aggredito". |
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