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Don Sante Cerca Lavoro Come Camionista E Ai Parrocchiani Che Sono Con Lui Suggerisce: "ritirate I Soldi Della Cassa Peota Altrimenti LA Curia Li Farà Finire Nelle Sue Casse" By Riccardo Bastianello Il Gazzettino October 10, 2007 http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Padova&Codice=3535318&Data=2007-10-10&Pagina=8 Era su tutte le pagine dei giornali locali e nazionali il decreto di rimozione di don Sante dal suo ufficio di parroco. Ciò che però non si è detto è che, a seguito di questa decisione, da ieri il parroco ribelle di Monterosso è anche senza stipendio. Ma non si è perso d'animo il sacerdote che ieri ha cercato di far fruttare la sua patente "E". E così si è rimboccato le maniche ed è andato a portare un curriculum vitae in un centro per l'impiego di Monselice per un posto da camionista. Da parroco innamorato, a fondatore della Chiesa Cattolica dei Peccatori a camionista. E così don Sante coglie l'invito lanciato dai molti suoi oppositori che leggevano il suo attaccamento alla tonaca come una attaccamento in realtà ai privilegi di quest'ultima. Ma per i parrocchiani non cambia nulla. Lunedì sera i residenti di Monterosso hanno ancora una volta ribadito la loro fedeltà al sacerdote. Più di duecento le persone che alle 21 si sono radunate al ristorante Al Filò (una scelta obbligata visto che la rimozione dall'ufficio parrocchiale gli vieta di utilizzare i luoghi della comunità). E tra i duecento presenti solo uno ha alzato la mano e ha ricordato a don Sante la promessa di fedeltà fatta nei confronti del vescovo. Inutile anche replicare la votazione popolare del 4 settembre (quella in cui si erano registrati solo 17 voti contrari), praticamente il cento per cento dei presenti era con don Sante ad ogni condizione. Anche se questo significa, come ricordato dallo stesso ex parroco, rischiare le ire della Curia e la scomunica. Ora però la battaglia non è conclusa. Il prete passerà infatti alle vie legali impugnando il decreto di rimozione del vescovo non rispettoso - a detta di don Sante - dei termini imposti dagli accordi. "Sono dispiaciuto di tutto questo sostegno - ha commentato don Sante - avrei preferito che qualcuno fosse più schietto e si sentisse libero di esprimere la propria opinione. C'erano almeno altre quattro persone contrarie a me che però non hanno parlato. Eppure avevo fatto di tutto, a partire dal divieto d'ingresso per la stampa, per mettere le persone a loro agio". Ma non basta. Don Sante torna alla carica puntando il dito ancora una volta contro la Curia e i suoi "metodi". "La Curia non si è preoccupata di incontrare i gruppi o i fedeli - ha accusato don Sante - l'unica cosa di cui si è preoccupata è stato di consegnarmi la lettera di rimozione e di congelare i soldi della parrocchia. Ma non basta: ora la Curia sta cercando di mettere le mani anche sulla cassa peota. Visto quanto sono famelici di denaro invito tutti i parrocchiani a ritirare i soldi della cassa peota per non farli finire nelle casse della Curia". Insomma ancora non bastava aver descritto la Curia come i "nazisti quando hanno invaso la Polonia" ora l'ex parroco ribelle accusa la curia di essere "famelica di denaro". E intanto sulla testa di don Sante incombe il decreto di rimozione. Decreto che obbligherà il parroco a fare le valigie e a dare l'addio alla parrocchia di Monterosso entro sabato. Ma ancora una volta lui non si rassegna. "Me ne andrò solo quando il vescovo - ha spiegato don Sante - mi troverà una sistemazione. Ed è inutile dire che ho quattro case. Domani (oggi per chi legge, ndr) ho indetto una conferenza stampa nella mia casa di Lovertino così tutti potranno vedere quanto abitabile è quella casa". Riccardo Bastianello |
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